mercoledì 12 giugno 2013

Fernando Pessoa e il gatto


Uno dei tratti più particolari della vita e della produzione letteraria di Fernando Pessoa (Lisbona, 1888-Lisbona 1935), considerato uno dei maggiori scrittori di lingua portoghese, è stata la creazione dei suoi eteronomi.
A differenza degli pseudonimi, gli eteronimi sono delle personalità poetiche complete, che hanno un’attività ed un’identità artistica separata e distinta da quella dell’autore che li ha inventati.




Al gatto della poesia, Pessoa invidia proprio il possedere se stesso ed il suo destino, talmente unito a lui, da non potersi chiamare nemmeno “sorte”.
Al gatto invidia la sua felicità di essere così com’è e di non essere “altro”.
E quella serenità così profonda che lo fa giocare per strada come fosse nel suo letto. Allo scrittore, invece, manca del tutto la percezione di una propria identità a cui potersi ancorare e in cui potersi riconoscere: “Io mi vedo e non mi ho/ mi conosco e non sono io.”


Può capitare, in alcuni momenti, di provare una sensazione molto simile all’invidia per la compiuta autosufficienza di un gatto e per la libertà che gliene deriva.


  Forse, però, non nella misura straniante in cui l’ha avvertita questo inquieto e complesso autore.


"Gatto che giochi per strada
come se fosse il tuo letto,
invidio la sorte che è tua
ché neppure sorte si chiama.

Buon servo di leggi fatali
che reggono pietre e genti,
che hai istinti generali
e senti solo quel che senti,

sei felice perché sei così
tutto il nulla che sei è tuo.
Io mi vedo e senza me sto,
mi conosco e non sono io"
Fernando Pessoa



Fonte
http://www.farminachannel.com/d_viewarticolo.php?articolo=424

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