domenica 2 giugno 2013

Rapporto uomo Gatto nella Storia

 UN PO' DI STORIA  


Il rapporto fra l'uomo e il gatto comincia sicuramente più tardi di quello col cane, infatti risale a quando l'uomo diventò agricoltore (12.000-6000 a.c.) e cominciò ad ammmassare grandi quantità di granaglie, lì dove vi erano cereali immagazzinati,vi erano topi e gli uomini fecero presto ad accorgersi dell'utilità dei gatti come guardiani di casa e cacciatori di animali nocivi.

Dal punto di vista mitologico religioso il rapporto uomo/gatto ha sempre avuto un sottile legame esoterico. È assai probabile, infatti, che il gatto sia stato adorato prima che addomesticato.
 In Egitto, era venerata una divinità femminile chiamata Bastet, con il corpo di donna e la testa di gatto, simbolo della vita della fecondità e della maturità.
Anche in oriente troviamo simili divinizzazioni: in India per esempio troviamo la dea Sasti, una divinità felina anch’essa simbolo di fertilità e maternità. Nell’antico Egitto il gatto era ritenuto un animale sacro e divino infatti quando morivano, venivano imbalsamati e sepolti con ogni onore.
Maometto stesso possedeva un gatto: una stupenda femmina di nome MUEZZA; si narra che un giorno essa sonnecchiasse accanto al profeta ed egli dovendosi alzare preferì tagliare un lembo della sua “gellaba” sulla quale era sdraiato l’animale piuttosto che svegliarlo.

Tra i primi acquirenti ci furono i Greci che non lo considerarono subito animale da utilità poiché per la caccia ai topi, soprattutto nelle navi da trasporto delle derrate alimentari, usavano le piccole e fameliche donnole.
Ben presto capirono che il gatto, in questo utilizzo, poteva essere più adatto visto che le donnole oltre ai topi cacciavano anche gli animali da cortile mentre il gatto li rispettava.
Da questo momento in poi e' giusto osservare che, mentre nei reperti archeologici sia in pietra che in bronzo, sono raffigurati numerosi tipi di animali, dai leoni ai bovini, dai cavalli ai volatili e ai cani, con abbondanza di particolari, il gatto compare rarissime volte.
Perché? una ragione, la più attendibile, che era un animale nuovo e non abbondante. I greci erano usi rappresentare nel marmo gli dei, sé stessi e tutti gli animali che per loro avevano un significato; il gatto non e'mai stato preso in considerazione ad eccezione di un bassorilievo della battaglia di Maratona del V secolo a.c. dove lo vediamo nell'atto di affrontare un cane.

 Dobbiamo prendere atto che l'amore per il gatto nell'antica Grecia era solo favolistico ed estetico, letterario ed inoltre a quel tempo, diversamente che in Egitto, in Grecia e nei paesi mediterranei non esistevano problemi di topi visto che le zone d'agricoltura cerealicole dove esso prolifica, erano quasi assenti per cui il greco non si interessa più di quel tanto poiché non esisteva la necessità per farlo. L'economia greca era di tipo pastorale perciò dei gatti se ne poteva fare benissimo a meno.
Viene comunque citato negli scritti di Erodoto, Aristofane e di Callimaco. Se la Grecia e' stata la prima ad importarlo dall'Egitto, Roma lo conobbe molto più tardi anche se in Etruria esistevano già testimonianze in pietra di questo felino. Plinio lo descrive nelle sue "Storie Naturali". Negli scavi di Ercolano e Pompei si sono trovati resti di ogni genere di animale ma non del gatto e sì che Pompei era una grande città in epoca romana, visitata sia da greci da egizie da ebrei.

L'ipotesi più attendibile che i gatti fuggirono alle prime avvisaglie del terremoto, mettendosi in salvo. Di certo esistevano, lo testimonia il mosaico ritrovato dove raffigurato un gatto mentre afferra un volatile. Anche in questo periodo quindi il gatto e' poco interessante per l'uomo che lo conosce ben poco. I Romani in un animale ammiravano l'aggressività e la grossa mole, simboli di potenza e a tale proposito per i ludi Circensis importavano dall'Africa solo fiere di grossa taglia; il gatto era si' un felino, vincitore sui topi e su altri piccoli animali ma aveva anche un carattere troppo indipendente e per loro era difficile accostarvisi con amore.
Nelle loro conquiste però li portavano con se' e cio' ha contribuito moltissimo alla sua diffusione in tutta l'Europa che tra l'altro incominciava ad apprezzarlo per la sua utilità visto che l'agricoltura prendeva sempre più piede.

Troviamo di lui testimonianze in Francia, in Germania, in Spagna ed in tutti quei luoghi dove esistevano i presidi romani che giunsero sino in Britannia, al vallo Adriano ai confini della Scozia.
 Nel 10 avanti Cristo l'imperatore romano Ottaviano Augusto mentre detta ai suoi liberti le sue memorie parla della sua gatta e dice" La mia gatta dal pelo lungo e dagli occhi gialli, la più intima amica della mia vecchiaia, il cui amore per me sgombro da pensieri possessivi, che non accetta obblighi più del dovuto............ mia pari così come pari agli dei, non mi teme e non se la prende con me, non mi chiede più di quello che sono felice di dare........Com'e' delicata e raffinata la sua bellezza, com'e' nobile e indipendente il suo spirito; come straordinaria la sua abilità di combinare la libertà con una dipendenza restrittiva". Seppure molto importante questa e' una rarissima manifestazione di benevolenza verso il gatto che ci dato conoscere nel periodo romano. Per il resto, dal primo secolo d.C. in avanti si assiste ad una graduale ma lentissima espansione in tutta Europa di questo animale soprattutto per la sua utilità.

Con l'evento del primo cristianesimo sino all'VIII secolo nasce una mania di ordine specialmente religiosa che divide gli animali in benefici e malefici; un nuovo tipo di spiritualità che tende a separare categoricamente il mondo animale in buono o cattivo: buoni sono la colomba, il cavallo, il cane, l'asino; il loro contrario, simbolo del male, sono il serpente, il topo, il gatto.
Nelle prime chiese romaniche e poi in quelle gotiche vengono rappresentati gli animali celesti e tra questi non vi e' gatto poiché ha un comportamento così poco comunicativo e tanto indipendente, nel buio della notte i suoi occhi divengono due faville uscite dalle fiamme dell'inferno, e quel suo apparire e scomparire avvolto nel mistero silenziosamente lo avevano relegato al rango di una manifestazione del maligno se non la sua stessa incarnazione.

Dall'VIII secolo sino al 1300 e' stato l'animale più chiacchierato e perseguitato; veniva annegato, bruciato, inchiodato vivo sui portali dei castelli e delle case, la sua utilità messa in discussione e negata perché rappresentava il demonio.
La notte di San Giovanni venivano arsi vivi nelle pubbliche piazze di ogni città, centinaia di gatti chiusi in ceste di paglia.

Tutto ciò accadeva in tutta l'Europa che si riconosceva nel cristianesimo.
 La chiesa a quei tempi, in assenza di veri messaggi religiosi ripiegava su simboli dogmatici, per dare delle risposte. San Francesco, uno dei più grandi Santi che annovera la chiesa, agì in contrapposizione rivalutando il creato e gli animali viventi senza distinzione, ma rimase un caso isolato.
L'accanimento religioso per ogni forma di trasgressione su simboli già codificati inasprì ancor più la persecuzione sui gatti e su coloro che li avvicinavano; chi pagò a caro prezzo fu la donna che per la sua sensibilità femminile era la più ben disposta verso questo piccolo felino che le faceva compagnia davanti al focolare domestico.
Era facilissimo essere bollate come streghe e come tali prima torturate, poi bruciate vive ed una vera strega era soprattutto sempre associata ad un gatto dal mantello nero. La persecuzione dei due si protrae per secoli e qui inutile ricercare nelle pietre o negli affreschi murali l'immagine del gatto ad eccezione di disegni di cronaca raffiguranti donna e gatto sotto tortura o al rogo.
 Assommare tutte le esecuzioni di streghe e gatti in Europa e' davvero impressionante, una vera strage.


Ma la quasi completa scomparsa dal territorio del gatto causò una incredibile proliferazione di ratti, soprattutto nelle grandi città, snaturando un equilibrio ecologico e causando epidemie di peste con le loro pulci di cui i ratti erano portatori, favorite anche dalle scarse regole igieniche di quei tempi. La peste era il castigo divino che l'uomo si meritava per il suo cattivo comportamento; tutte giustificazioni addotte da menti fragili ed irrazionali, tipico dei periodi storici in cui l'uomo raggiunge il fanatismo religioso associato all'ignoranza e all'intransigenza, senza più freno.
 Nelle cattedrali gotiche, in contrapposizione alle raffigurazioni di animali in pietra che hanno un che di barbaro per la nostra sensibilità, emergono le alte guglie che ci suggeriscono per fortuna l'avvicinarsi e il prorompere di una vera e nuova spiritualità. Nel 1800 il gatto divenne popolare anche per merito della ricerca scientifica applicata alla medicina, la quale nello studio degli “animali portatori di malattie” ritenne di escludervi il gatto. Ecco che il gatto venne così accolto anche nei salotti più esclusivi.
 Nella grande opera che raccoglie i miti e i riti popolari di tutto il mondo, Il ramo d'oro, James Frazer elenca i modi di uccidere il gatto dopo la mietitura per assicurare un buon raccolto l'anno successivo. In Danimarca vigeva l'usanza di seppellire i gatti sotto la soglia di casa per assicurarne la solidità. Gatti disseccati sono stati trovati nelle intercapedini di una casa del '600 a Parigi, rue Mouffetard; ma gatti vivi sono stati murati anche sotto la torre di Londra e sotto la Christ Church.

Il gatto è sacrificato ancor oggi nelle cerimonie nuziali in Polonia e Transilvania. Ma il sacrificio rituale dei gatti ha una lunga storia: racconta Frazer che nelle Ardenne il villaggio intero soleva danzare e cantare intorno ai falò accesi la prima domenica di quaresima. L'ultima persona sposata, uomo o donna, doveva accendere il fuoco: "L'uso è ancora comune in quella regione (Frazer scrive all'inizio del '900) e sul fuoco si bruciavano i gatti o si arrostivano vivi tenendoli sopra le fiamme; mentre ardevano, i pastori cacciavano le loro greggi in mezzo al fumo e alle fiamme come mezzo sicuro per preservarle da malattie e incantesimi".
 Il rogo dei gatti era rituale a quaresima e nei fuochi di San Giovanni.
Nel mercoledì di mezza quaresima, a Metz, dal 1344 (e fino al 1777) si bruciavano ritualmente tredici gatti racchiusi in una gabbia di ferro.

A Parigi, per la festa di san Giovanni, due dozzine di gatti erano bruciate ritualmente sulla Place de Grève (quella dove si eseguivano le condanne a morte): poi il popolo raccoglieva la cenere dei gatti e la conservava a casa come portafortuna. Dal 1471 alla cerimonia assistette il re, il primo fu Luigi XI, e nel 1648 il Re Sole, Luigi XIV, incoronato di rose, e recandone in mano un mazzo, accese il falò dei gatti, gli ballò attorno e prese parte anche al banchetto nel municipio.
 In Belgio i gatti non li bruciavano, ma li gettavano dalle torri: a Ypres era una festa rituale la Kattestoet con il lancio dei gatti dalla torre di Korte-Meers: l'usanza fu sospesa dai calvinisti nel 1578; fu ripresa quando i controriformisti cattolici di Alessandro Farnese riconquistarono la città (1590).


La rivoluzione francese, dopo il 1789, la abolì ancora una volta, ma con la Restaurazione la festa fu reintrodotta nel 1847 (il lancio dei gatti era allora accompagnato da balli di gala).
Di nuovo interrotta con le due guerre mondiali, l'usanza è stata ristabilita nel 1947, ma con gatti di stoffa.




Che destino quello del gatto, che fra tutti gli animali domestici più ha subito alterne vicende nel corso della sua esistenza! Adorato nell'Antico Egitto, quasi ignorato nel periodo greco e romano, riprende ancora il ruolo di divinità, questa volta malefica e negativa, nel medioevo; associato nella quotidiana esistenza con l'uomo, influì non poco, come artefice inconsapevole, nella realtà religiosa e culturale dell'uomo. Resta comunque il fatto che l'uomo, nel tempo, gli ha sempre riservato o attribuito qualità, meriti o demeriti che vanno al di là di un normale animale domestico, forse proprio per quella indecifrabilità insita nel suo essere e nella sua personalità. E come dice Fernand Méry “Con i gatti non si sa bene dove finisce il “normale” e dove inizia il “paranormale”

Fonte
http://figliedellaluna.forumcommunity.net/?t=689729

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