martedì 4 giugno 2013

Il Gatto Nella Tradizione Islamica



Dal VI secolo attraverso la via dell'Egitto il gatto raggiunse anche i paesi arabi dell'Islam, dove l'animale eletto era il cavallo.
 Le simpatie suscitate dal gatto superarono la fama degli equini. La tradizione musulmana infatti riporta molte leggende intorno a questo animale. La più nota di queste narra che Maometto aveva costantemente al suo fianco una gatta chiamata Muezza, a cui voleva un bene infinito.

Muezza un giorno si addormentò sulla veste di Maometto e giunta l’ora della preghiera, Maometto indeciso sul da farsi, per non svegliare la gatta, taglio' il pezzo di veste dove essa dormiva. Al ritorno di Maometto la gatta gli andò incontro e per ringraziarlo gli fece tante fusa.
Egli, lieto e contento di tale accoglienza, elargì doni per Muezza e i gatti a venire.
La accarezzò tre volte sul dorso e i “segni” rimasti, furono secondo la leggenda l’avvio per la colorazione tabby (fondo grigio con sottili strisce nere o marroni appartenute all’antenato gatto africano), inoltre ebbe in dono la capacità di atterrare sempre sulle zampe a qualsiasi altezza cadesse,(più avanti si scoprirà che tale capacità è collocata nell’apparato uditivo del gatto) le nove vite e un posto in paradiso.


Un'altra leggenda narra invece che Maometto si ritrovò un serpente velenoso intrufolato nella manica della sua veste e siccome per il principio della religione non voleva fargli del male, si fece aiutare dalla gatta che, appena il serpente uscì la testa dalla manica della veste di Maometto, Muezza prontamente lo catturò salvando la vita di Maometto.
Gli arabi amano molto i gatti e difatti sono gli unici animali liberi di stare nelle moschee e anche loro come gli antichi egizi, non possono colpire malamente i gatti perché la legge islamica, punisce chi commette violenza sui gatti.


Il gatto, al contrario del cane, è considerato un animale pulito e quindi puro.  Può essere tenuto in casa e non può essere venduto ma solo regalato.

Ma non basta, ecco altre parole di Maometto sul rispetto degli animali:


Se qualcuno uccide un passero per sport, quel passero verrà fuori piangendo il Giorno del Giudizio e dirà: “O Signore! Quella persona mi ha ucciso inutilmente. Non mi ha ucciso per nessuno scopo utile

Chiunque uccida un passero o qualcosa di più grande senza una giusta causa, Allah lo riterrà responsabile nel Giorno del Giudizio

Una donna è stato torturata ed è stato mandata all’inferno perché aveva imprigionato un gatto fino a quando è morto a causa della fame

Sono parole pronunciate nel VII secolo; e se e pensiamo a come erano trattati gli animali nell’Europa medioevale, c’è davvero da inchinarsi a principi di rispetto per gli animali che persino nella      nostra società moderna sono ancora minoritari.

Certo, probabilmente questi principi così nobili sono poco seguiti anche nelle società islamiche, ma si sa che sono proprio le migliori regole religiose quelle meno osservate.
In quasi tutte le città a maggioranza musulmana , c’è una quantità di gatti notevole:  I gatti sono parte integrante del paesaggio, e la gente li tratta come appartenenti di diritto alla popolazione residente.  Godono di indubbio rispetto. In nazioni che storicamente possono considerarsi “bibliofile” (mi riferisco, ad esempio, al fondamentale contributo dato dagli studiosi musulmani alla diffusione della filosofia classica), i gatti assicuravano la salvaguardia dei preziosi volumi dai topi che infestavano le biblioteche.

Il viaggiatore che si appresta a visitare Istanbul o il Cairo noterà, una volta sul posto, gattini che si aggirano persino nelle moschee, che riposano all’ombra degli antichi minareti o che, semplicemente, attendono con pazienza davanti a quei piccoli ristoranti col bancone sulla strada, che invece di hot dog sfornano deliziosi cibi profumati.
  Più di una persona che, trovandosi in una di queste città per lavoro, è poi tornata in Italia con un trasportino dal quale spuntava un musetto curioso: il musetto di un animaletto nato e cresciuto in una nazione che, come l’Egitto, sul gatto ha fondato parte della propria storia religiosa.

"Chissà questo gattino come si troverà qui, in un paese che sembra perdere sempre più il senso della sacralità del rapporto tra uomo e animale"




Fonte
http://www.catbook.it/index.php?option=com_content&view=article&id=62%3Ail-gatto-nella-tradizione-islamica&catid=40%3Astoria-del-gatto&Itemid=41&lang=it

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