Racconto:Emiliano Sabadello
La strega e il gatto
Non tutti sanno che le streghe non sono tutte cattive, come le fate non sono tutte buone. Dipende dalle tradizioni e dal nostro animo. Anche i gatti sono molto differenti uno dall’altro. Una cosa che accomuna queste due creature è forse la sostanziale verità che alberga nei loro occhi, sia essa buona o malvagia. Altrettanto non può dirsi dell’essere umano.
.jpg)
La strega dallo strano naso e dalle strane orbite si destò di soprassalto, guardando istintivamente dalla parte del gatto: il felino era ancora lì, quindi il gioco era riuscito. Contenta e per nulla preoccupata, la strega andò a prepararsi una bella cenetta, da dividere con il suo nuovo amico, con il quale avrebbe magari scambiato anche quattro piacevoli chiacchiere. Il gatto, sentendo il trambusto delle pentole, si svegliò anch’egli, miagolando nell’antico modo, ma subito accorgendosi che poteva miagolare anche in un modo nuovo. La voce gli uscì sicura e non troppo bassa di tono: non una voce troppo maschile ma pazienza, non si poteva avere tutto dall’esistenza. “Buongiorno”, disse alla strega. “Ciao bel micetto”, gli rispose con una strana allegria la vecchia, “ti va di mangiare con me?”. “Certo, tutti sanno che noi gatti appena ci svegliamo da un bel sonno abbiamo tanta fame e tanta sete”. “Bene, allora accomodati, tra qualche minuto la pappa sarà pronta”.
Pranzarono e chiacchierarono amabilmente: ogni tanto la strega vedeva negli occhi del gatto una strana lucentezza, ma probabilmente era la furbizia insita nell’animale a manifestarsi anche dopo l’incantesimo. La strega non si preoccupava troppo dei messaggi che il suo istinto per nulla sopito le inviava: lei aveva giocato le sue carte, e non intendeva certo rinunciare a quella compagnia per qualche barlume di animalità affiorante sulla superficie di quegli occhi così vivi. Ma il gatto dentro di sé covava la sorpresa finale.
L’occasione propizia non tardò molto ad arrivare. La strega, per quanto magica, era pur sempre un essere umano: il vino non le poteva restare indifferente. Si addormentò pesantemente ancora una volta sul divano. Il gatto si mise sopra la sua pancia e scrutò nei suoi profondi occhi marroni con tutta la luce gialla che promanava dai suoi. Quello che vide fu una vera sorpresa: la strega era stanca della sua vita, era stanca di correre per non arrivare mai, di morire ogni volta un po’ insieme alle sue vittime. Ma vide anche la sua malvagità sostanziale e decise che era stata saziata troppo a lungo. Una volta svegli, sarebbe di nuovo entrato in quegli occhi e li avrebbe spenti ed appiattiti per sempre.

La gatta aveva avuto ciò che voleva: vendicarsi di quella megera, profanandola nei suoi stessi occhi e riducendola ad un urlo soffocato dagli anni. Solo che mentre il processo andava compiendosi, era successo qualcosa di strano. La strega si era fatta calma, quasi contenta del suo trapasso, mentre lei, la gatta giusta e posata di qualche secondo prima, cominciava a sentire dentro di sé uno strano colore, come un bel marrone scuro, profondo ed intenso, pronto per l’uso, per essere riversato su qualche vittima scalciante ed urlante.
Nessun commento:
Posta un commento