"Divino per i Faraonimagico per le streghe.
Se nero
foriero di sventura
per chi crede nella iattura.
Creatura affascinante
quasi Giano bifronte
unghiette celate
in morbidi polpastrelli
libero di far le fusa
o di graffiarti.
Fiero nel portamento
eppur dolce
con mille accattivanti movenze
gatto.
(Santina Domenici, Viareggio 28.04.2006)
Il gatto neroè sempre stato considerato portatore di sfortuna, perché si pensava che incarnasse il male. Ancora oggi, a quanto pare, esiste ancora questa diceria, tant’è ogni anno vengono sterminati circa sessanta mila esemplari. Così l’AIDAA: Associazione Italiana difesa Animali e Ambiente, ha istituito la giornata per “la tutela e la dignità del gatto nero”. In pratica si tratta di un convegno in cui partecipano tutte le associazioni animaliste e si discute sul lavoro svolto durante l’anno per tutela e salvaguardare i nostri amici felini.
La giornata dedicata al gatto nero è il 17 novembre per due motivi: diciassette perché è il numero che rappresenta, per i superstiziosi, sfortuna e novembre perché è il mese in cui si raggiunge il culmine di uccisioni di mici neri.
La diceria che il gatto nero porta sfortuna ha radici molto antiche: infatti, i gatti neri erano imbarcati sulle navi dei pirati, perché erano considerati più abili nel dare la caccia ai topi; vederne uno per strada significava, dunque, che una nave pirata era nei paraggi; inoltre nel Medioevo, erano considerati compagni diabolici delle streghe sia per il colore nero, che per la loro consuetudine di uscire di notte: per cui chi ne possedeva uno era condannato al rogo, inoltre il gatto nero era poco visibile al buio per via del colore e così faceva imbizzarrire i cavalli, che scaraventavano violentemente i cavalieri a terra.
Questo non nell’antico Egitto il gatto nero era considerato portatore di fortuna.
Le famiglie che possedevano un gatto nero si ammalavano meno rispetto a chi non ne possedeva uno, inoltre erano abili a catturare topi, ratti, scorpioni e serpenti.
La notte è il tempo del riposo, della vita animale che si sveglia e agisce di nascosto, dei boschi che vivono di mille movimenti furtivi e silenziosi.
Di notte gli uomini sognano e i boschi respirano, le donne raccontano storie ai loro bambini per farli addormentare, la luna sorge e le stelle brillano rendendo il cielo denso di magiche luci.
E’ un mondo misterioso e segreto, legato al femminile e alle divinità madri.
E’ il mondo di Iside, come lo sarà poi di Artemide, Diana cacciatrice, per i Greci e i Romani: miti talmente simili da confluire l’uno nell’altro, perché in fondo si tratta di storie senza tempo.
Il gatto nero è l’animale più adatto ad affiancare la dea della notte. Nero, silenzioso e furtivo si muove nell’oscurità, caccia abilmente, ha occhi che brillano e, come la dea notturna, veglia mentre altri dormono. E’ sacro, ed è il prediletto di un culto che è sempre più diffuso soprattutto nelle zone rurali, dove le leggi della natura, l’alternanza di veglia e sonno e il ciclo delle stagioni hanno tanta importanza per la vita dell’uomo.
I culti pagani sono cancellati o assimilati con l’affermazione del Cristianesimo. Molti antichi dèi divengono demoni, creature maligne da combattere, Iside per prima; e il gatto nero, suo alleato segue lo stesso destino: non più sacro ma diabolico, maligno, pericoloso!
Per fortuna, in molti Stati Europei, i gatti neri vengono considerati portatori di fortuna e, come tali, vengono aiutati e accuditi, oltre ad essere legati a tantissime leggende.


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