martedì 25 dicembre 2012

Gatti e Superstizioni

"Divino per i Faraoni
magico per le streghe.
Se nero
foriero di sventura
per chi crede nella iattura.
Creatura affascinante
quasi Giano bifronte
unghiette celate
in morbidi polpastrelli
libero di far le fusa
o di graffiarti.
Fiero nel portamento
eppur dolce
con mille accattivanti movenze
gatto.


(Santina Domenici, Viareggio 28.04.2006)




Il gatto nero
è sempre stato considerato portatore di sfortuna, perché si pensava che incarnasse il male. Ancora oggi, a quanto pare, esiste ancora questa diceria, tant’è ogni anno vengono sterminati circa sessanta mila esemplari. Così l’AIDAA: Associazione Italiana difesa Animali e Ambiente, ha istituito la giornata per “la tutela e la dignità del gatto nero”. In pratica si tratta di un convegno in cui partecipano tutte le associazioni animaliste e si discute sul lavoro svolto durante l’anno per tutela e salvaguardare i nostri amici felini.

La giornata dedicata al gatto nero è il 17 novembre per due motivi: diciassette perché è il numero che rappresenta, per i superstiziosi, sfortuna e novembre perché è il mese in cui si raggiunge il culmine di uccisioni di mici neri.

La diceria che il gatto nero porta sfortuna ha radici molto antiche: infatti, i gatti neri erano imbarcati sulle navi dei pirati, perché erano considerati più abili nel dare la caccia ai topi; vederne uno per strada significava, dunque, che una nave pirata era nei paraggi; inoltre nel Medioevo, erano considerati compagni diabolici delle streghe sia per il colore nero, che per la loro consuetudine di uscire di notte: per cui chi ne possedeva uno era condannato al rogo, inoltre il gatto nero era poco visibile al buio per via del colore e così faceva imbizzarrire i cavalli, che scaraventavano violentemente i cavalieri a terra.
Questo non nell’antico Egitto il gatto nero era considerato portatore di fortuna.
Le famiglie che possedevano un gatto nero si ammalavano meno rispetto a chi non ne possedeva uno, inoltre erano abili a catturare topi, ratti, scorpioni e serpenti.


Il gatto nero aveva valenze religiose, infatti, era associato al culto di Iside, la dea che aveva il proprio regno nella notte.

La notte è il tempo del riposo, della vita animale che si sveglia e agisce di nascosto, dei boschi che vivono di mille movimenti furtivi e silenziosi.
Di notte gli uomini sognano e i boschi respirano, le donne raccontano storie ai loro bambini per farli addormentare, la luna sorge e le stelle brillano rendendo il cielo denso di magiche luci.
 E’ un mondo misterioso e segreto, legato al femminile e alle divinità madri.
 E’ il mondo di Iside, come lo sarà poi di Artemide, Diana cacciatrice, per i Greci e i Romani: miti talmente simili da confluire l’uno nell’altro, perché in fondo si tratta di storie senza tempo.
Il gatto nero è l’animale più adatto ad affiancare la dea della notte. Nero, silenzioso e furtivo si muove nell’oscurità, caccia abilmente, ha occhi che brillano e, come la dea notturna, veglia mentre altri dormono. E’ sacro, ed è il prediletto di un culto che è sempre più diffuso soprattutto nelle zone rurali, dove le leggi della natura, l’alternanza di veglia e sonno e il ciclo delle stagioni hanno tanta importanza per la vita dell’uomo.
I culti pagani sono cancellati o assimilati con l’affermazione del Cristianesimo. Molti antichi dèi divengono demoni, creature maligne da combattere, Iside per prima; e il gatto nero, suo alleato segue lo stesso destino: non più sacro ma diabolico, maligno, pericoloso!

Per fortuna, in molti Stati Europei, i gatti neri vengono considerati portatori di fortuna e, come tali, vengono aiutati e accuditi, oltre ad essere legati a tantissime leggende.

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